Rosa quale titolo del primato di classifica, Rosa delicato emblematico pastello rappresentativo del gentil sesso che, a non essere da meno dei maschi, affronta la trentesima edizione del Giro d’Italia femminile.
Corsa che quest’anno assume una particolare significato perché si accinge, dalla prima tappa, a percorrere le strade del basso Piemonte attraverso percorsi che hanno forgiato i ciclisti e i grandi campioni di questo sport straordinario.
La trafila infinita di ciclisti percorre le strade sconnesse ed impolverate nel primo cinquantennio del novecento, teatro delle due Guerre Mondiali.
Giovanni Cuniolo, tortonese, si aggiudica per ben tre volte consecutive, 1906 , 1907, 1908 il titolo di campione italiano sfoggiando una inedita maglia tricolore verticale. Vincerà più di ogni altro finché non comparirà sulla scena ciclistica il primo Campionissimo, Costante Girardengo “l’omino di Novi Ligure”, protagonista di innumerevoli vittorie tra cui sei Milano Sanremo, tre Giri di Lombardia, due Giri d’Italia. Vanto di Cassano Spinola è Andrea “Sandrino” Carrea, burbero ma generoso gregario, che per una notte a Losanna nel Tour del 1952 e nella successiva scalata dell’Alpe d’Huez, calzò la prestigiosa Maglia Gialla. Valter Almaviva e Cassano Colombo, tra gli altri, si distinsero come eccellenti corridori e preziosissimi gregari di Fausto Coppi.
Serse il più giovane, classe 1923, che passa dalla gloria della Roubaix del 1949 al tragico destino al Giro del Piemonte del 1951. Poi e prima Fausto, inarrivabile ed indiscusso “Campionissimo” capace di ogni impresa, su strada e in pista, ma anche lui percosso dalla sfortuna fino alla morte prematura.
Ricevendone in cambio l’imperituro ricordo delle genti.
La corsa “Rosa” suggella col suo percorso, da Cassano Spinola a Castellania, la storia del cordone ombelicale che ha unito sentimenti, amicizia, partecipazione, solidarietà disinteressata dei nostri campioni, traghettatori dei valori veri che caratterizzavano quel ciclismo.